Favola di Esopo che risale al VI sec a.C, ma sempre attuale.
Il topo di città ebbe un invito a pranzo dal topo della campagna, che era suo amico, e subito lieto partì.
Ma il pranzo era uva secca e ghiande.
«Vedi,» gli disse, «che vita da formica conduci, mio caro!
E io ho la casa piena di ogni ben di Dio; vieni con me, che ti darò di tutto».
Subito gli amici si incamminano verso a città.
L'ospite mostra legumi e fichi secchi e formaggio e pane, datteri, miele e frutta.
Ma quando si apprestano a gustare il pranzo, capita un uomo che spalanca l'uscio.
I poverini, al rumore, con un sussulto, corrono a nascondersi in un buco del pavimento.
Poi
ne escono, per gustare i fichi secchi, ma ecco arrivare un'altra
persona, per non so quale faccenda. Scorgendolo, gli sventurati balzano
di nuovo in cerca di salvezza.
Il topo di campagna, allora: sospira dice all'altro:
«Addio amico mio! tu rimani in città con i tuoi cibi squisiti, goditi il pranzo con tutte le sue gioie e con tutti i rischi!
”Ti saluto, amico mio, io ritorno in campagna alla mia povera ma sicura vita”.
Nessun commento:
Posta un commento