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lunedì 17 settembre 2012

Re Artù - Storia e Leggenda


Secondo la leggenda, Artù era il figlio di Uther Pendragon, re di Britannia e Ingraine della Cornovaglia.

La prima citazione di Artù si trova nel poema gallese Y Gododdin (VII secolo), ma la più completa narrazione delle sue vicende è descritto nella Historia regum Britanniae (1136 ca.) di Goffredo di Monmouth, che narra le gesta di Artù, re di Britannia e dei suoi cavalieri.

Artù sottoposto ad un incantesimo dal mago Merlino, fu tenuto nascosto durante l'infanzia per essere cresciuto in segreto.
Dopo la morte di Uther non c’era nessun sovrano sul Regno. Merlino, conficcò la spada in una roccia dicendo che chiunque l’avesse estratta, sarebbe diventato il Re.
Artù diventato grande riuscì a sfilare la spada e fu così incoronato Re dallo stesso Merlino.
Sposò Ginevra il cui padre diede ad Artù La Tavola Rotonda come dote e divenne il luogo dove i suoi cavalieri potevano riunirsi.
Secondo la tradizione, questi solevano sedersi attorno a una tavola rotonda, perché non sorgessero tra loro differenze e invidie riguardo alla posizione da occupare rispetto al re.

Con la regina Ginevra tenne una magnifica corte a Caerleon-upon-Usk (la leggendaria Camelot).
In seguito, conquistò gran parte dell’impero e portò guerra anche a popolazioni del continente, dove sfidò con successo gli avamposti dell'impero romano sconfiggendo l’imperatore Lucio .
Il suo più blasonato cavaliere, Lancelot, si innamorò di Ginevra, ma la loro relazione segreta venne allo scoperto.
Lancelot riuscì a fuggire mentre Ginevra fu condannata a morte; Lancelot la liberò e la portò nel suo regno .
Una volta allontanatosi dalla Britannia per combattere il suo cavaliere, Artù lasciò la carica di regnante al nipote Mordred.

Fu richiamato in patria quando il nipote  Mordred incitò la ribellione ribellò, usurpandogli il regno.
Nella battaglia finale, sia il re sia il nipote traditore si inflissero ferite mortali: Artù fu misteriosamente portato nella mitica isola di Avalon per guarire dalle ferite riportate nella battaglia di Camlan.

Secondo alcuni non morì mai e un giorno potrebbe ritornare.

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