Cantami, o Diva, del Pelìde Achille
L'ira funesta, che infiniti addusse
Lutti agli Achei, molte anzi tempo all'Orco
Generose travolse alme d'eroi,
E di cani e d'augelli orrido pasto
Lor salme abbandonò così di Giove
L'alto consiglio si adempia, da quando
Primamente disgiunse aspra contesa
Il re de' prodi Atrìde e il divo Achille.
dal primo istante in cui una lite divise
l'Atride, signore di popoli, ed Achille divino.
Omero, in questo capitolo dell'Iliade propone la contesa fra Achille e Agamennone per il rapimento di una schiava.
Crise, sacerdote di Apollo, chiede ad Agamennone il riscatto della figlia Criseide.
L'offesa al sacerdote viene punita dagli dei con una grande pestilenza che imperversa per nove giorni nel campo greco. Achille indice un'assemblea e chiede all'indovino Calcante di spiegare la causa dell'ira di Apollo.
Raccontami, o Dea, l'ira rovinosa di Achille, figlio di Peleo,
che portò precocemente al regno dei morti infiniti uomini.
La morte e la distruzione furono così atroci
che abbandonò ai cani e agli uccelli le salme dei morti,
(poiché non c'era il tempo per onorarli con una degna sepoltura).
Si compia così la volontà di Giove,
da quando il divino Achille e il figlio di Atreo
si divisero per la contesa della schiava.
Aaahh che meraviglia! Mi hai fatto fare un salto indietro nel tempo, agli entusiasmi provati per questo canto quando ancora alle medie inferiori, si studiava Omero, iniziando proprio da qui.
RispondiEliminaMolte volte ho desiderato riprendere l'Iliade, ma l'ho fatto raramente e ancora lo vorrei.
Anche a me hanno sempre affascinato le vicende dell'Iliade. Non è mai troppo tardi per una rilettura.
RispondiEliminaGli incipit sono sempre i più belli, del resto sono il biglietto da visita di tutto il resto... come non ricordare anche quello della Divina Commedia...
RispondiElimina