Una leggenda dal tocco ecologista.
Molti secoli fa la terra era verde e fresca.
Era percorsa da migliaia di ruscelli, gli alberi erano ricchi d’ogni genere di frutta e gli uomini, che ignoravano il male e non conoscevano la guerra, vivevano felici.
Allah aveva detto agli uomini: “Questo bel giardino è vostro e vostri sono i suoi frutti. Dovete però agire sempre con giustizia, altrimenti lascerò cadere un granello di sabbia sulla terra per ogni vostra azione malvagia e un giorno questo verde potrebbe anche sparire”.
Per molto tempo gli uomini si ricordarono di questo monito.
Ma un brutto giorno due uomini, che si contendevano il possesso di un cammello, litigarono.
Appena fu pronunciata la prima parolaccia, Allah fece cadere sulla terra un granello di sabbia così minuscolo che nessuno se ne accorse.
Ben presto i due litiganti vennero alle mani; allora gli uomini si accorsero che si stava lentamente accumulando un mucchietto di sabbia.
Chiesero perciò ad Allah di cosa si trattasse e Allah rispose che era il risultato della loro cattiveria e ricordò loro il suo monito: ogni volta che un uomo commetteva una cattiva azione, un granello di sabbia scendeva ad aggiungersi agli altri e forse un giorno la sabbia avrebbe coperto la terra.
Gli uomini si misero a ridere e pensarono: “Anche se fossimo estremamente cattivi, ci vorrebbero milioni di anni prima che questa polvere leggera copra la nostra terra e ci possa danneggiare”.
Così iniziarono a combattere gli uni contro gli altri, tribù contro tribù, finché la sabbia seppellì campi e pascoli, cancellò i ruscelli e spinse le bestie lontano in cerca di cibo.
In questo modo nacque il deserto e da allora le tribù vagarono tra le dune, vivendo in tende, aiutate solo dai cammelli per i lunghi spostamenti, e si portarono nel cuore l’immagine della terra perduta.
Anzi, perché non dimenticassero Allah volle che ogni tanto si presentasse ai loro occhi l’immagine delle piante e delle acque scomparse.
Per questo chi cammina nel deserto, vede talvolta cose che non ci sono ma, quando tende le braccia per toccarle, la visione svanisce. Sono come i sogni ad occhi ad aperti e la gente li chiama miraggi.
Solo dove gli uomini hanno osservato le leggi di Allah ci sono ancora ruscelli e palmeti, e la sabbia non può cancellarli ma li circonda come il mare circonda l’isola.
Questi luoghi si chiamano oasi e là gli uomini si fermano per trovare acqua, cibo, riposo ricordando le parole di Allah: “Non trasformate il mio mondo verde in un deserto infinito”.
Ciao, è bellissima questa leggenda, non la conoscevo e ti ringrazio per averla raccontata.
RispondiEliminaBuona domenica.
Antonella
Un racconto avventurioso
RispondiEliminaBella e interessante questa leggenda.
RispondiEliminaBuon pomeriggio.
Tomaso
All'altezza delle cose migliori de "Le mille e una notte"!
RispondiEliminaUna leggenda che riveste di poesia i sensi di colpa che gli uomini hanno per il male che nasce dai loro comportamenti.
RispondiEliminaVeramente una storia ecologista. Il guaio è che gli uomini continuano a litigare e le zone desertiche si estendono.
RispondiEliminaBuona giornata, un abbraccio
enrico
Molto significativa questa metafora del deserto.
RispondiEliminaBuon lunedì!