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mercoledì 16 marzo 2011

Dionisio e Bacco tra rituali e tradizione.


Dionisio - Bacco
Dio del vino e dell’estasi.
Figlio di Zeus e di Semele, nasce dalla coscia del padre. Zeus sotto le spoglie di un mortale, riuscì a sedurre Semele figlia di Cadmo, fondatore di Tebe.
Viene allevato dalle ninfe, dai satiri e dal saggio Sileno, ed insieme ad essi e alle Menadi, girò la Grecia e passò in Asia, arrivando fino in India, introducendo ovunque il suo culto.
Poiché scese nell’Ade e condusse la madre Semele tra gli Dei dell’Olimpo, il suo culto fu messo in stretta relazione con quello di Demetra. Alle feste in onore del Dio partecipavano le sue seguaci Baccanti, vagavano nei boschi celebrando il dio nell'ebbrezza dionisiaca, al limite della sfrenatezza.

Il culto di Bacco, si diffuse anche presso i romani, dove i suoi misteri furono chiamati Baccanali e divennero così sfrenati da essere proibiti dal senato nel 186 a.C.; nel I secolo d.C., tuttavia, i miti dionisiaci erano ancora popolari, come attestano le raffigurazioni visibili sulle pitture murali della Villa dei Misteri a Pompei.
Per influenze frigie, il suo culto assunse carattere orgiastico, con feste chiassose e disordinate per l’ebbrezza dei partecipanti.
Le Dionisie venivano celebrate quattro volte all’anno: piccole Dionisie (gennaio), Lenee (gennaio-febbraio), Antesterie (febbraio-marzo), grandi Dionisie (marzo-aprile).

 Il rito dionisiaco: la finalità  del rito era quello di ricordare le vicende di Dioniso, figlio di una relazione clandestina tra Zeus e la mortale Semele e per questo perseguitato fino alla pazzia da Era, consorte legittima di Zeus.
Il corteo era composto dalle menadi, donne incoronate con frasche di alloro e che indossavano pelli di animali selvatici, e da uomini camuffati da satiri. Le donne erano ammesse ai riti perché impersonavano quella irrazionalità che il mondo greco contrapponeva alla ragione tipicamente maschile.
Per permettere loro di ballare il più caoticamente possibile, esse reggevano il tirso, una verga circondata di edera e appesantita a una estremità da alcune pigne, il cui solo scopo era quello di rendere più instabile possibile il corpo della danzatrice.
Il corteo dionisiaco si abbandonava alla suggestione musicale del ditirambo, una danza ritmica ossessiva scandita da flauti e da tamburi. Lo scopo del rito era quello di raggiungere quello speciale stato di possessione che gli antichi chiamavano estasi: il rituale si concludeva con la caccia e lo sbranamento di un animale selvatico.
A partire dal IV secolo a.C. questi riti cessarono di essere officiati e vennero sostituiti da rappresentazioni simboliche e teatrali, meno cruente.




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