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martedì 15 marzo 2011

La spigolatrice di Sapri - Luigi Mercantini Poesia del Risorgimento


Luigi Mercantini

Composta alla fine del 1857, la poesia narra la sfortunata spedizione di Carlo Pisacane nel Regno delle Due Sicilie. Il poeta adotta il punto di vista di una lavoratrice dei campi, intenta alla spigolatura e presente allo sbarco, che incontra Pisacane; la donna parteggia per i trecento ma assiste impotente al loro massacro da parte delle truppe borboniche.

La spigolatrice di Sapri

Eran trecento: eran giovani e forti:
E son morti!

Me ne andava al mattino a spigolare
Quando ho visto una barca in mezzo al mare:
Era una barca che andava a vapore,
E issava una bandiera tricolore.
All’isola di Ponza si è fermata,
È stata un poco, e poi s’è ritornata;
S’è ritornata, e qui è venuta a terra;
Sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra.

Eran trecento: eran giovani e forti:
E son morti!

Sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra,
Ma s’inchinaron per baciar la terra:
Ad uno ad uno li guardai nel viso;
Tutti aveano una lagrima ed un sorriso:
Li disser ladri usciti dalle tane,
Ma non portaron via nemmeno un pane;
E li sentii mandare un solo grido:
— Siam venuti a morir pel nostro lido!—

Eran trecento: eran giovani e forti:
E son morti!

Con gli occhi azzurri e coi capelli d’oro
Un giovin camminava innanzi a loro;
Mi feci ardita, e presol per la mano,
Gli chiesi: —Dove vai, bel capitano?
Guardommi, e mi rispose: —O mia sorella,
Vado a morir per la mia Patria bella!—

Io mi sentii tremare tutto il core,
Nè potei dirgli: —V’aiuti il Signore!—

Eran trecento: eran giovani e forti:
E son morti!

Quel giorno mi scordai di spigolare,
E dietro a loro mi misi ad andare
Due volte si scontrar con li gendarmi,
e l’una e l’altra li spogliar dell’armi:
Ma quando fûr della Certosa ai muri,
S’udirono a suonar trombe e tamburi;
E tra il fumo e gli spari e le scintille
Piombaron loro addosso più di mille.

Eran trecento: eran giovani e forti:
E son morti!
Eran trecento, e non voller fuggire;
Parean tremila e vollero morire:

Ma vollero morir col ferro in mano,
E innanzi ad essi correa sangue il piano.
Finchè pugnar vid’io, per lor pregai;
Ma un tratto venni men, né più guardai...
Io non vedeva più fra mezzo a loro
Quegli occhi azzurri e quei capelli d’oro!...

Eran trecento: eran giovani e forti:
E son morti!

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