Più si sale in alta quota più si rischia di andare incontro a una serie di malori, legati alla scarsa presenza di ossigeno nell’aria: si va da senso di stordimento, mal di testa, fino ai casi più gravi di edemi cerebrali e embolia polmonare.
Ma le popolazioni che vivono stabilmente sugli altopiani del Tibet, cioè tra i 4000 e i 5000 metri di altitudine, conducono una vita senza alcun problema “da quota elevata”: non vanno incontro a questi disturbi menzionati e neppure alla policitemia, ossia un’eccessiva produzione di globuli rossi in seguito all’esposizione all’aria rarefatta.
Un gruppo di studiosi coordinto dall'Università della California e della Qinghai University Medical School, in Cina ha pensato bene di scoprire il segreto dei Tibetani, studiandone il profilo genetico. I ricercatori sono arrivati a individuare un gruppo di circa 30 geni, che risultano presenti solo nel DNA delle popolazioni che vivono intorno ai 5000 metri di altitudine. Sarebbero proprio questi geni a spiegare il particolare adattamento all’ambiente di alta quota: due dei geni in questione, in particolare, sono legati all’emoglobina, proteina che permette ai globuli rossi di trasportare l’ossigeno. Non solo: La più diffusa mutazione genetica nei tibetani riguarda il gene EPAS1 chiamato 'super atleta', è chiamato così perché alcune due varianti sono associate con il miglioramento delle prestazioni atletiche.
Il gene codifica una proteina coinvolta nella percezione dei livelli di ossigeno e si sospetta bilanci il metabolismo anaerobico e aerobico.
I geni dei Tibetani sono frutto della selezione naturale che ha permesso a queste popolazioni di adattarsi all’ambiente ostile dell’alta montagna.
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